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Ayurveda – Principi di base

"Comprendere il viaggio"

AYUR PRINCIP
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La parola ayurveda è costituita da due suffissi: AYU = VITA e VEDA = CONOSCENZA.
Indica quindi la conoscenza della vita in tutti i suoi aspetti.

La parola Ayurveda è costituita da due suffissi: AYU = VITA e VEDA = CONOSCENZA.
Indica quindi la conoscenza della vita in tutti i suoi aspetti.
Secondo l’Ayurveda non è sufficiente limitarsi allo studio delle malattie, ma per curarle realmente è necessario studiare gli uomini e conoscere la natura più intima di ogni singolo soggetto.

L’Ayurveda si prefigge quattro scopi fondamentali: prevenire le malattie, curare gli squilibri, mantenere la salute, promuovere la longevità.
Il termine salute in sanscrito è Svastha che letteralmente significa “stabilizzarsi nel sè”.

Vediamo quindi come il concetto di salute viene considerato come condizione naturale dell’uomo, mentre la malattia è vista come un allontanamento da una condizione di normalità.

Sushruta celebre medico ayurvedico (V sec. a.C) così definisce lo state di salute:
“L’individuo sano è colui che ha i propri umori corporei in equilibrio, il fuoco digestivo acceso, i componenti tissutali e le funzioni escretorie ognuno in buon equilibrio, e che ha lo spirito, i sensi e la mente sempre in stato di appagamento”.

Questa definizione considera i tre principali aspetti della vita della persona: corpo mente e spirito.
L’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha fatto letteralmente proprie queste parole nella sua definizione di salute: “La salute è uno stato di pieno benessere fisico, psichico e sociale”.

Ecco dunque la necessità di integrare le nostre esperienze (formazione, informazione, terapie, incontri, soggiorni…) con pratiche come lo yoga o la meditazione, che favoriscano questo equilibrio.

Per mantenere la salute in accordo armonico con le leggi di natura, la medicina ayurvedica prevede una serie di principi trasformatori:

Ringraziare – Osservare – Prestare attenzione – Restare – Sentire – Affidarsi – Accettare – Aumentare la volontà – Essere responsabili – Essere innocenti – Entrare nello spazio – Comprendere il dharma – Espandere la consapevolezza – Affidarsi all’intuizione – Essere allineati – Mantenersi giovani – Percepire il silenzio – Essere coerenti – Autoanalisi del polso – Credere di meritare – Essere semplici – Essere coraggiosi – Padronanza di sé – Tranquillità – Purezza – Dis-identificarsi – Vivere il presente – Perdonare – Sorridere – Essere felici – Innamorarsi dell’Amore – Tornare a casa

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Per mantenere la salute in accordo armonico con le leggi di natura, la medicina ayurvedica prevede una serie di principi trasformatori.

Ringraziare: non dare per scontato che si respira, si cammina, si parla, si gioca, si ride e che ci si possa svegliare al mattino. Ringraziare ogni cosa con cui noi interagiamo perché tutto è correlato, tutto è interdipendente.

Osservare: imparare ad osservare ciò che accade nel corpo e all’esterno senza giudizio, cercando di cogliere la vera natura delle cose.

Prestare attenzione: il passo successivo all’osservazione è prestare attenzione consapevolmente a ciò che accade: un respiro, una mano che tende ad afferrare, camminare, come lavare i piatti, un fiore che sboccia, fare l’amore, ridere, piangere…

Restare: spesso siamo travolti dal flusso continuo ed incessante dei nostri pensieri, dei nostri condizionamenti e quello che ci riesce facile è incolpare qualcun altro, andare via, anziché restare e rendersi conto di ciò che realmente succede. L’unico modo di gestire un’emozione, qualsiasi emozione, dalla paura al senso di colpa, dalla sofferenza al dolore, dalla vergogna alla rabbia, è restare, attraversandola, vivendola, non alimentando il nostro ego. È contemplare ciò che si teme.

Sentire: imparare a sentire il nostro respiro, collegato con le sue fasi al fluire della vita, anziché rimanere invischiati dai nostri pensieri. Ogni volta che blocchiamo il respiro, blocchiamo anche inconsapevolmente il flusso dell’energia vitale.

Affidarsi: per realizzare la vera comprensione è necessario accogliere e lasciare andare; allora si potrà comprendere che le paure si dissolvono nella forza trasformatrice della fiducia in sé, nell’Universo, in Dio.

Accettare: l’osservazione consapevole di ciò che succede, dello stato di coscienza, la fermezza di entrare in contatto ed ascoltare amorevolmente ogni messaggio che l’organismo ci fa emergere, ci insegnerà ad accettare ogni emozione, ogni sofferenza, ogni dolore, ogni sintomo senza combatterlo, ma cercando di ravvivare l’intelligenza interiore, la salute che alberga dentro di noi. “Aiutami ad accettare tutte le cose che non posso cambiare, a cambiare ciò che posso cambiare e ad avere la pazienza di discriminare tra le une e le altre”.

Aumentare la volontà: ricordare il proprio scopo e le giuste motivazioni in linea con lo scopo superiore. La volontà è come un muscolo: cresce e si irrobustisce facendo movimento ed esercizio. Una delle più grandi sfide è trasformare qualcosa che si conosce in qualcosa che si fa. Presuppone perseveranza, ossia non lasciarsi dissuadere dai propri obbiettivi meritevoli, e fede incrollabile, ossia sapere che qualunque cosa accade è giusto che accada.

Essere responsabili: non delegare a qualcuno la nostra felicità/infelicità, non delegare al medico la responsabilità di avere delle malattie e la loro cura; essere onesti, chiari con se stessi per non avere alibi e pensare di non potere amare incondizionatamente l’esistenza. Una frase di Voltaire cita: “l’arte della medicina consiste nel distrarre il paziente, mentre la Natura cura la malattia”. William James all’inizio del secolo scorso scriveva che “gli uomini possono cambiare le loro vite mutando le loro attitudini mentali”.

Essere innocenti: è considerato non soltanto un atteggiamento teso ad evitare il male a sé e agli altri, ma è anche una capacità di ristabilirsi ed integrare sé stessi, di curare le ferite che vengono inferte.

Entrare nello spazio: permette di rendersi conto di quanto si possa essere piccoli nella vastità dell’universo e di essere un tutt’uno con le altre essenze, che il nostro organismo è una rete di intelligenza e che ciascuno di noi è un co-creatore.

Comprendere il dharma: ossia lo scopo della propria vita, perché si è su questa terra, cosa si è venuti a fare e come allineare tale scopo con lo scopo superiore dell’Universo. Significa inoltre essere veritieri ed onesti in tutto ciò che si fa. Qualsiasi scorciatoia, soprattutto non conforme alla rettitudine, comporta un indebolimento della capacità di realizzare le cose. Una frase dell’Upanishad, antico testo della scienza vedica cita: “Tat tvam asi”, ossia “tu sei quello”.

Espandere la consapevolezza: rendersi conto che i nostri organi sensoriali sono limitati e che se vogliamo, possiamo accedere a stati superiori di coscienza utilizzando tecniche di sviluppo della coscienza, dirigendo l’attenzione verso territori nuovi ed inesplorati e trovando il tempo ogni giorno di rimanere in silenzio, semplicemente per esistere.

Affidarsi all’intuizione: è la percezione che va oltre i sensi fisici che favorisce la creatività, l’ispirazione. È una sorta di ricetrasmittente che mette in contatto anima e personalità per mezzo del Sé superiore.

Essere allineati: raggiungere l’allineamento vibrazionale tra la parte fisica, la parte mentale, la parte emozionale e la parte spirituale; il tutto poi deve essere allineato con l’Anima Universale. Comprendere il potere del pensiero, dirigere lo stesso con intenzionalità ed eseguire l’azione con spontaneità.

Mantenersi giovani: il nostro corpo è soggetto all’invecchiamento. Possiamo rallentare e invertire il processo con pratiche quotidiane come l’automassaggio, la pulizia dei sensi, lo yoga, il respiro consapevole, la meditazione, la preghiera, un’alimentazione in linea con la nostra costituzione e con i nostri desideri, il massaggio ayurvedico e con pratiche periodiche stagionali come il panchakarma, un programma di disintossicazione e purificazione che permette di invertire il processo di invecchiamento delle nostre cellule e di poter ravvivare la salute.

Percepire il silenzio: il silenzio non dice nulla. Il silenzio non può essere espresso con le parole, ma l’inesprimibile esiste perché è percepibile. Il silenzio rivela sé stesso. “Chi parla non sa; chi sa non parla”. Fare silenzio significa impegnarsi a riservare un certo spazio di tempo allo scopo di esistere. Neti neti, ossia non questo non quello, secondo le Upanishad. Percependo il silenzio si entra più facilmente in contatto con la voce della guida interiore.

Essere coerenti: è una qualità dell’anima ed è la correlazione armoniosa tra ciò che si pensa, ciò che si dice, ciò che si fa e ciò che si è.

Autoanalisi del polso: permette di ravvivare l’intelligenza interiore, di mantenere lo stato di salute in maniera più efficace, di rilevare gli squilibri prima che si possano manifestare in maniera tangibile e conclamata.

Credere di meritare: la salute e la felicità sono un diritto divino. Ringraziare per ciò che si è, per quello che si fa e per quello che si ha. Bisogna imparare ad occuparsi di sé per poter trasferire agli altri con le giuste frequenze vibratorie. La vita è prodiga di doni ed opportunità e si è in grado di riceverli e goderli solo quando si incomincia ad apprezzare il proprio valore intrinseco con gioia e meraviglia.

Essere semplici: semplificare le cose, abitudini, comportamenti, modo di mangiare, bisogni, rende la mente più chiara e attenta.

Essere coraggiosi: è un atteggiamento naturale per coloro che non hanno nulla da proteggere. Il coraggio viene dal lasciare andare attaccamenti come il desiderio di importanza personale, il desiderio di potere e controllo su qualunque cosa o persona, il desiderio di essere stimati, l’attaccamento ai propri averi, l’identificazione con il corpo fisico.

Padronanza di sé: sapere di essere sempre centrati interiormente al proprio sé anche nei momenti di godimento sensoriale.

Tranquillità: essere centrati con calma vigilanza nel proprio sé, sapendo che tutto passa, tutto è cambiamento, tutto è mutevole, tutto è fluire.

Purezza: è il riflesso esteriore di una mente ordinata e non caotica.

Dis-identificarsi: imparare a non dare eccessiva importanza ai ruoli che ci siamo costruiti nel tempo e ad accedere alla vera realtà di ciò che siamo: sat-chit-ananda per la scienza vedica, ossia verità, coscienza, beatitudine.

Vivere il presente: è l’unico tempo che abbiamo, è un regalo che l’universo ci fa ogni giorno. È l’armonia del qui ed ora dove tutto è perfetto così come è. La paura del passato e l’ansia del futuro ci fanno perdere questa armonia con il momento presente.

Perdonare: il perdono cambia la struttura della materia. È uno strumento divino che rende illimitata la nostra capacità di liberarci dalla sofferenza. Non è applicare una falsa etichetta ad un atto di malvagità e non significa ignorare ciò che è stato fatto.

Sorridere: il sorriso traspare da ogni angolo del volto, del corpo quando siamo allineati con la nostra anima.

Essere felici: a prescindere da ciò che abbiamo e da ciò che facciamo. La felicità è direttamente proporzionale al grado di evoluzione.

Innamorarsi dell’Amore: è il grande mistero della vita, trascende le paure e la solitudine, è la forza di attrazione universale, è ciò che unisce e non separa e come Dio non può essere classificato né spiegato. Quando capiamo cosa è l’Amore capiamo chi siamo noi.

Tornare a casa: è il ritorno alla Sorgente da dove ha avuto inizio il viaggio su questa terra. Il viaggio della vita non è altro che un lento e perenne processo di conoscenza di sé stessi. Qualsiasi sia la destinazione è il viaggio che rende felici.

Cos’è l’Ayurveda?
Origini dell’Ayurveda e cenni storici.

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